Derby sulla carta impari, il Napoli è in forma e recupera molti calciatori. Salernitana decimata da infortuni, squalifiche, covid e “mal di pancia” da mercato.
Sono passati 20 anni, ma l’emozione è sempre la stessa. Se è vero che non bisogna vivere di ricordi, è altrettanto vero che la storia di ogni squadra di calcio è contraddistinta da una serie di partite che resteranno per sempre nel cuore e nella memoria di chi, sui gradoni dello stadio, ha trascorso parte della propria vita versando spesso lacrime di gioia. Quel 27 gennaio del 2002 la storia l’ha riscritta un attaccante argentino che, in pochi secondi, passò da “Carneade” a “Eroe” ammutolendo i sessantamila del San Paolo. Si giocava Napoli-Salernitana, il derby forse più sentito in Campania. Da un lato gli azzurri di De Canio a caccia di tre punti promozione, dall’altro i granata di Zeman, ex dal dente avvelenato esonerato un anno prima da Corbelli dopo sei giornate di campionato. Al seguito della Bersagliera c’erano quasi seimila persone: altri tempi, altro calcio, nessun obbligo di tessera e esodo di massa garantito ogni qual volta il cavalluccio marino battagliava lontano dall’Arechi. Dopo un primo tempo dominato dai padroni di casa (che riabbracciavano il pubblico locale dopo l’esilio forzato delle settimane precedenti), nella ripresa la Salernitana salì in cattedra e sfiorò il vantaggio in un paio di circostanze. Nel momento migliore degli ospiti, però, il Napoli siglò la rete dell’1-0: il colpo di testa maligno e fortuito di Villa vanificò il miracolo di Botticella su Sesa, un gol probabilmente immeritato che fece impazzire il popolo di Fuorigrotta.
L’ingresso in campo di Lazzaro e l’espulsione di Graffiedi permisero alla Salernitana di sperare ancora, ma proprio quando l’arbitro Rosetti stava per decretare la fine del match ecco che il pubblico partenopeo decise di aiutare i granata. Inconcepibile invasione di campo da parte di due facinorosi, partita interrotta e recupero prolungato, giusto il tempo per conquistare un calcio di punizione da posizione invitante. Il palo colpito da Di Vicino trema ancora, ma sulla respinta del montante ecco la zampata di Lazzaro al 94′, frase diventata ormai di moda negli ambienti del tifo granata. Indimenticabile l’esultanza di Campedelli, da brividi il boato dei salernitani assiepati nella “gabbia” del settore ospiti, finanche Zeman accennò un sorriso guardando la curva B, una sorta di rivincita per il boemo e per tutti quei tifosi granata che, da una vita, sognavano un pomeriggio così. Botticella, ai nostri microfoni, parlò di “goduria infinita”, nel tempo i salernitani hanno ringraziato con frequenza Lazzaro che, in occasione del compleanno della Bersagliera, salutò il popolo granata con un video che fece riesplodere l’entusiasmo riportando la mente a quel giorno, a quel derby magnifico che finalmente domani si giocherà in una categoria consona al blasone di un pubblico che, come disse Vitale, “paradossalmente incide più di quello del San Paolo”. E se domenica ci fosse un altro “miracolo” per celebrare quell’impresa esattamente vent’anni dopo?