
Emergono alcuni retroscena sulla relazione degli osservatori.
Il calcio di rigore concesso ieri sera alla Juventus (una sorta di abitudine, ormai) ha alimentato il dibattito non solo tra gli appassionati di sport, ma anche nel mondo arbitrale. Simone Inzaghi, tecnico nerazzurro, in conferenza stampa ha espresso con chiarezza il suo pensiero: “L’azione era finita da oltre un minuto, l’arbitro non aveva fischiato nulla e non mi sembra un contatto tale ad essere punito con un penalty. Il giocatore della Juventus non avrebbe avuto alcuna possibilità di calciare in porta”, tutto accompagnato dal commento del giornalista Fabio Caressa che, dopo la moviola, ha detto quanto segue: “E’ arrivato il tempo che ci spieghino con quale criterio gli arbitri decidano se andare o meno a rivedere l’azione. Perchè non segnalare anche il dubbio intervento su Anguissa in Roma-Napoli? Quale fallo grave è stato sanzionato in Inter-Juventus? Purtroppo anche con la tecnologia non c’è uniformità di giudizio”. Premettendo che la pessima direzione del signor Doveri non ha influito sul risultato finale, anche in Salernitana-Empoli c’è stato un episodio che ha fatto discutere e non poco. Al punto che il designatore avrebbe ritenuto non corretta l’assegnazione del calcio di rigore a favore dei toscani. Anzitutto bisogna stabilire una cosa: c’è o no il fallo di Strandberg? Le immagini mostrano in modo palese che il difensore norvegese provi ad intercettare il pallone in scivolata, colpendo in un secondo momento il piede di Pinamonti.
In altre zone di campo, da quanto esiste il calcio, uno scontro di gioco avvenuto con quelle dinamiche non viene sanzionato: Strandberg non poteva smaterializzarsi e il contatto fisico con l’attaccante dell’Empoli è del tutto inevitabile. Ma il concetto è un altro. Stando al protocollo ufficiale, in merito ai rigori il VAR può intervenire “senza modificare la decisione iniziale assunta dall’arbitro, a meno che non si mostri in modo inequivocabile che la decisione sia frutto di un evidente e chiaro errore”. In pratica la tecnologia è stata introdotta per correggere strafalcioni, sviste clamorose o totalmente influenti ai fini del risultato. Per fare un esempio: la “parata” di Basha in Bari-Salernitana o il rigore non fischiato a Tedesco nella famosa partita di Piacenza.
Nel caso specifico non solo l’intervento di Strandberg avviene dopo che Pinamonti ha calciato in porta (e difficilmente l’attaccante poteva raggiungere il pallone e ribadirlo in rete, essendo Aya in anticipo), ma non ci sono gli estremi per ravvisare un “evidente e chiaro errore”. Invece il VAR, il solito Nasca di Bari mai tenero con i granata, è andato oltre le proprie funzioni richiamando Doveri con un risultato già acquisito di 0-3 e, soprattutto, quasi 100 secondi dopo lo scontro. L’assenza di provvedimento disciplinare quale il cartellino giallo ( in virtù del concetto di depenalizzazione applicato negli ultimi anni non si estrae quasi mai il cartellino rosso, il criterio è quello di non punire eccessivamente una squadra che già riceve un penalty a sfavore e poi si ritrova in dieci, presumibilmente in svantaggio) conferma che lo stesso arbitro non fosse poi pienamente convinto, mentre invece è stato inflessibile in occasione delle tre reti della Salernitana: quella annullata a Simy (offside per una questione di centimetri) e le due realizzate nel secondo tempo, oggetto comunque di un on field review proprio come accaduto quando Gondo trafisse Montipò del Verona. Non è un vero e proprio torto, intendiamoci, ma una forzatura legata ad una interpretazione errata di un regolamento ricco di falle e contraddizioni, utile a creare esclusivamente confusione. Nemmeno i calciatori dell’Empoli (nè quelli della Juventus) avevano protestato, quando Doveri ha indicato il dischetto c’è stato un po’ di stupore generale. Gli arbitri italiani, già assai scarsi per conto loro, si stanno facendo condizionare negativamente da un ausilio che non sostituisce la loro opera e non deve influenzare la condotta. Del resto, andando a ravvisare con la lente di ingrandimento ogni minimo contatto, si dovrebbero fischiare dieci rigori a partita ogni volta che si batte un calcio d’angolo. La speranza è che presto i designatori possano fare chiarezza per evitare cattivi pensieri che, purtroppo, per tanti motivi abbondano nel calcio italiano.