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Il Genoa ha invocato l’intervento del VAR, ma la norma è differente. Ecco perchè…

Prova di personalità da parte del signor Di Bello, bravo ad adottare lo stesso metro di giudizio per tutti e 90 i minuti e stroncare sul nascere ogni potenzialmente momento di tensione e nervosismo. Alla fine il fischietto brindisino ha meritato un’ampia sufficienza, ha estratto quattro cartellini gialli (tutti giusti) e ha deciso di non concedere un calcio di rigore la Genoa per una prolungata trattenuta di Dragusin ai danni di Destro. Classica situazione borderline: non è uno scandalo decretare il penalty, nè lo è lasciar proseguire. Anche perchè il centravanti rossoblu, nonostante l’opposizione ai limiti del regolamento del difensore granata, è riuscito comunque a calciare verso lo specchio della porta impegnando Sepe in un intervento non semplice. Il tecnico del Genoa, Blessin, si è molto lamentato in conferenza stampa invocando l’uso della tecnologia per episodi ritenuti plateali, ma è stato l’ex arbitro Luca Marelli a fare chiarezza ai microfoni di DAZN: “E’ una di quelle situazioni in cui il VAR non può intervenire, non c’è valutazione più soggettiva di una maglietta tirata. L’arbitro l’ha vista e, a pochi metri di distanza, ha valutato l’entità. Non è stato nemmeno richiamato da Banti per un eventuale confronto in merito”. Una rapida revisione c’è stata in occasione del gol della Salernitana, poiché Djuric ostacola leggermente il diretto marcatore nel tentativo di prendere posizione. Nulla di falloso, check durato appena una decina di secondi. Finalmente, dopo le pessime performance di Valeri e Pairetto, una direzione equa e senza sbavature che hanno inciso sul risultato finale. E, nonostante la diffidenza nei confronti di Di Bello (ricordate i playoff di Verona?), va detto che anche a Venezia ha diretto con personalità senza farsi condizionare dal clima circostante.