L’esonero del tecnico? Un errore della dirigenza.
Era in corso l’ultima settimana di ritiro ed ebbi la possibilità di colloquiare per pochi minuti con il tecnico Fabrizio Castori. A Sarnano faceva già freschetto, a Salerno invece il clima era rovente e c’era aria di contestazione. La notizia del suo ritorno, diciamo la verità, aveva acuito il malcontento della tifoseria dopo quella maledetta serata del 31 luglio contro lo Spezia utile a rivitalizzare i fautori delle teorie demenziali del galleggiamento e del freno a mano. E poi c’era chi , in modo forse superficiale, lo ricordava per il doppio esonero targato Lombardi, quando fu “massacrato” per non aver fatto giocare Merino pur essendo in piena corsa per il conseguimento dell’obiettivo stagionale. Accettare la Salernitana in quella fase così delicata, con una società contestata un giorno sì e l’altro pure e una guerra interna tra tifosi e giornalisti, fu gesto quasi eroico, che merita tuttora di essere rimarcato. Non gli chiesi se ci fossero novità di mercato, semplicemente mi andava di capire con che stato d’animo assorbisse commenti anche offensivi per un semplice laccetto con lo stemma del Trapani. “Nun me frega n’cazzo, alleno la Salernitana e sono convinto che possiamo vincere il campionato” la risposta che rese meno pensieroso il viaggio di ritorno. Dirlo in quel momento, con un manipolo di ragazzini a disposizione, fu coraggioso ma era segnale evidente di un uomo, prima ancora che di un bravo allenatore, perfettamente consapevole di ciò che si stava costruendo. Vederlo trattare allo stesso modo il calciatore affermato e il giovanotto alle prime armi fu bello, cosa rara in questo mondo in cui il cognome dietro la maglia viene prima di quell’aspetto meritocratico che è stato alla base della sua splendida carriera.
Quelle parole mi tornarono in mente quando a Pordenone assegnarono un rigore a tempo scaduto alla Salernitana. Tutino fu freddo nella trasformazione, ma il condottiero non era in panchina al fianco dei suoi ragazzi. Fermato da quel Covid sconfitto definitivamente alla vigilia della trasferta di Pescara, quella che lo ha consegnato per sempre alla storia ponendolo al fianco dei grandissimi. Quando gli comunicarono la positività del tampone, il primo pensiero fu scrivere di getto una lettera interamente dedicata al pubblico, alla squadra, ai suoi collaboratori, alla società, agli organi di informazione che seppero rispettare il suo dolore sostenendolo in privato senza pensare all’esclusiva. Fu un momento toccante, commovente, in cui un uomo apparentemente freddo e burbero si lasciò andare alla bellezza dei sentimenti. Al punto che anche i gruppi ultras, con intelligenza, fecero un passo indietro abbracciandolo idealmente in 1500 al Mary Rosy: “Vi dobbiamo delle scuse, Castori uno di noi” e via con un applauso fragoroso che seppe di contratto firmato a vita. Perchè gli allenatori passano, l’uomo resta e certe emozioni condivise non si potranno mai dimenticare. La sua esultanza, il suo “ride bene chi ride ultimo” quando qualcuno aveva già preparato il funerale sportivo dopo Lecce, la voglia di continuare e di rifiutare proposte economicamente più vantaggiose con tutte le incognite legate al trust e all’iscrizione hanno permesso al popolo granata di conoscere meglio una persona speciale, da sempre in prima linea per aiutare i più deboli e che, con semplicità, sapeva trasmettere pochi, ma chiari concetti. Quelli che lo hanno portato dalla terza categoria a San Siro con una piccolissima realtà come Carpi.
Avrebbe meritato di giocarsi le sue carte fino alla fine, con un gruppo che lo seguiva ciecamente e con uno staff che va abbracciato con altrettanto affetto. Mister Bocchini è altro professionista serio, che ha dato tutto per la causa granata dal primo all’ultimo giorno incarnando lo spirito della curva. Si può sbagliare una sostituzione, uno schema o una formazione, fa parte del gioco. Ma se oggi qualcuno ha addirittura pianto dopo la notizia dell’esonero un motivo ci sarà. Salerno perde un bravo allenatore, ma soprattutto un uomo vero, profondamente legato alla maglia, alla città, alla sua provincia e al suo lavoro. Quello che, siamo certi, a lungo andare avrebbe dato i suoi frutti.Mi preme ringraziarlo e salutarlo con affetto, anche con un pizzico di malinconia. Da Sarnano a La Spezia, un percorso di un anno e mezzo chiuso con un comunicato stampa censurabile e con un trattamento non impeccabile del Generale Marchetti. Quello che, in diretta tv, quasi auspicava le dimissioni in caso di passo falso. Si è assunto una bella responsabilità, caricando anche il successore di un peso enorme. Tutti speriamo che Colantuono possa fare benissimo e vincere quante più partite possibili, ma Castori ci mancherà. Grazie di tutto, mister! In un mondo privo di sentimenti hai saputo regalarci emozioni in epoca di pandemia e restrizioni. L’Arechi sarà sempre casa tua.