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Troppi drammi per una falsa partenza del tutto prevedibile e che non pregiudica assolutamente nulla.

Che sarebbe stato un anno di sofferenza sportiva era facile prevederlo. La Salernitana non ha una società, ha un budget ridotto, è una neopromossa che torna a calcare il massimo palcoscenico a distanza di 22 anni e con un gap tecnico abnorme, è gestita da due banche ed è partita in ritardo con la programmazione a causa della vicenda iscrizione. Oggi sembra tutto nero: 0 punti dopo tre partite (come nel 1998), ultimo posto, record di gol incassati, 210 minuti senza segnare e l’Atalanta all’orizzonte che non lascia presagire nulla di buono. Eppure, al Dall’Ara e per un tempo con la Roma, abbiamo visto una squadra “castorizzata”, capace di giocarsela alla pari e di sfiorare addirittura il colpaccio alla prima giornata. Il filo conduttore di questo mese purtroppo deludente è l’amore della gente: in mille alla stazione per caricare il gruppo, 1500 a Bologna e Torino, 15000 con la Roma, 5000 per una presentazione alle 16 di un lunedì pomeriggio. Nessuna piazza in Italia, in proporzione, ha fatto meglio in epoca di crisi economica, restrizioni e pandemia. Notiamo un atteggiamento molto maturo degli ultras che, in attesa di tornare sugli spalti, predicano unità e compattezza. Stesso discorso per chi, pur arrabbiato e preoccupato, esorta comunque l’ambiente a non mollare. Sapevamo che sarebbe stata una montagna da scalare, un vaso di coccio tra vasi di ferro. Nessuno vuole emulare il Benevento delle tante figuracce e delle retrocessioni maturate già a novembre e certamente occoreranno due innesti a centrocampo per non dilapidare quanto di buono fatto l’anno scorso. Ma oggi il tifoso della Salernitana (quello vero e non l’iscritto alle anonime paginette riemerse dal nulla dopo mesi di silenzi e rosicamenti) è consapevole che sarà una battaglia, che vivremo altre domeniche come quella di Torino, che sono poche le gare obiettivamente alla portata e che arrivare alla salvezza equivarrebbe alla vittoria di cinque scudetti. La mentalità deve cambiare, assolutamente. Oggi tutti sono allenatori, direttori sportivi, esperti di marketing e presidenti. Il tifoso, invece, fa il tifoso. Con una sua idea, con la libertà di criticare e con i fischi quando necessario. Ma se si pensa davvero che la Salernitana sia la più scarsa, c’è un motivo in più per amarla e sostenerla con forza. Senza arrendersi, senza pensare di essere già condannati, senza perdere la passione e l’entusiasmo per il ritorno in A fortemente voluto da tutti. E’ tempo di mettere da parte malumori e dissapori, di prendere le distanze da personaggi che da tempo prendono in giro la tifoseria inventando fake news o scegliendo ad arte argomenti popolari senza dare spiegazioni sulle cantonate prese a luglio. Spesso in cattiva fede. Il web non rappresenta il tifo, ma uno sfogatoio senza regole che nulla ha a che vedere con la torcida granata, con quella curva che fa la differenza e con migliaia di persone incazzate, ma sempre innamorate. E’ finita si dice alla fine: Macte Animo, forza Salernitana!