. . .

La serie A e un cerchio da chiudere con quel maledetto 1998-99

Bettin, Venezia-Bari, Rodomonti, la tragedia del treno, la bomba carta, la scrivania. Nell’ultima apparizione in A è accaduto praticamente di tutto, con torti a ripetizione che hanno condannato la squadra granata. Ora c’è l’occasione per riscattarsi.

 

Quando lo scorso 10 maggio l’arbitro Prontera ha fischiato per tre volte sancendo il ritorno della Salernitana in massima serie a distanza di 23 anni, la mente di tutti è volata a quel maledetto campionato 1998-99. In quella circostanza è accaduto davvero di tutto, con il drammatico epilogo della morte di 4 ragazzi partiti da casa per sostenere la squadra del cuore senza nemmeno lontanamente immaginare sarebbe stato l’ultimo, drammatico viaggio. Enzo, Ciro, Peppe e Simone – per usare una frase che sa tanto di auto incoraggiamento – sicuramente staranno sorridendo da lassù e avranno gioito per il successo del cavalluccio marino. In realtà, retorica a parte, la loro assenza si avverte ogni giorno di più e quella ferita non potrà mai essere rimarginata. Mancano tanto. Terribilmente. E, non a caso, gli ultras del Centro Storico hanno inteso ricordarli con una bellissima iniziativa rivolta ai più giovani, quelli che sono nati negli anni successivi ma che devono assolutamente conoscere la storia di quattro tifosi che non ci sono più. Ma in quella serie A non ci siamo fatti mancare davvero nulla: contestazioni piuttosto feroci durante gli allenamenti, presidente contestato in sala stampa e colpito con una scrivania, l’episodio della bomba carta in Fiorentina-Grasshoppers che costò l’eliminazione a tavolino dei viola dalla coppa Uefa, ma soprattutto macchiò l’immagine di una tifoseria che, proprio in quel periodo, aveva ospitato la Nazionale. Se poi aggiungiamo una serie di episodi quantomeno sospetti, possiamo dire senza timore di smentita che non riusciremo mai a rassegnarci per la retrocessione più ingiusta della storia del calcio. Con 38 punti, nella serie A delle sette sorelle e in cui tutte potevano contare su organici supersonici se rapportati a quelli modesti di oggi. Unica squadra ad aver segnato in tutte le partite casalinghe, big quasi sempre battute tra le mura amiche e quell’eterno tormentone che spinge chiunque a chiedersi, ancora oggi, come sarebbero andate le cose se mister Oddo fosse arrivato a gennaio con un intero girone di ritorno da disputare. Rispetto ad un Rossi acerbo, inesperto e testardo (quello del 4-3-3 a Torino con la Juventus, di Song messo sul mercato e del siparietto poco simpatico con Giovanni Tedesco), il trainer abruzzese seppe sfruttare al massimo l’ottimo materiale a disposizione conquistando una serie incredibile di risultati positivi. Pareggi contro Venezia e Bari, successi interni a cospetto di Inter, Bologna e Juventus, passo falso a Cagliari e 2-1 sul Vicenza che sembrava aver consegnato una salvezza miracolosa addirittura con 90 minuti d’anticipo.

All’epoca, però, non c’erano tutti gli strumenti tecnologici di oggi e si doveva aspettare l’annuncio dello speaker per sapere cosa stesse accadendo sugli altri campi. Il Perugia, sino a quel momento balbettante in campo esterno, andò a vincere a Udine contro una corazzata quasi imbattibile in casa. Con errori difensivi di quel Calori che, un mese dopo, ironia della sorte firmò proprio con i biancorossi. Quella partita è rimasta sul groppone a tutti i supporters di fede granata, quelli che ricordano ancora la denuncia anonima al giornale “Famiglia Cristiana” in cui si ponevano dubbi sulla regolarità del match. Non ci furono indagini ufficiali, solo forti sospetti e la sensazione che la Salernitana avesse pagato per dinamiche totalmente extracalcistiche. Tesi divenuta quasi certezza quando non furono sanzionate Venezia e Bari per il famoso episodio che riguardò l’attaccante Tuta, quasi aggredito fisicamente dopo aver segnato il gol della vittoria contro i pugliesi. C’è chi assicura che le due squadre si fossero accordare per il pareggio, non a caso Tuta “fuggì” dall’Italia rilasciando dichiarazioni pesantissime ad organi di stampa di livello nazionale. L’apoteosi? La designazione di Bettin per Piacenza-Salernitana, un arbitro nemmeno tanto bravo e che si accingeva a dirigere l’ultima gara in carriera. Dunque senza timore di strascichi in caso di errori. E ne commise tanti, cose accadde all’andata al collega Cesari. Impossibile non vedere quel rigore solare su Tedesco al 95’, quello che poteva tenere a galla la Salernitana e, chissà, evitare il dramma successivo. Una delusione sportiva non giustifica alcun atto violento e vandalico, lo sottolineiamo a caratteri cubitali. Ma dietro quella pagina di cronaca nera ci sono una marea di responsabilità passate troppo presto sotto traccia. E se tutti gli ex granata, a distanza di 22 anni, parlano di “ingiustizia” e “gara indirizzata” un motivo ci sarà. Che si possa disputare una grande stagione anche per chiudere un cerchio col passato. Nulla riporterà in A quella Salernitana da Coppa Uefa e che poteva aprire un ciclo stile Atalanta, nulla ci farà riabbracciare i quattro angeli. Ma è anche e soprattutto per loro che si dovrà combattere su tutti i campi, con rispetto ma senza paura. Con la rabbia di chi è più forte…

Redazione IotifoSalernitana