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Lotito e Mezzaroma, altro che ricorsi: 10 milioni sono già troppi…

Gli ex patron continuano a mostrare perplessità per la cessione del club, ma cosa pretendevano per una squadra ultima in classifica senza nulla di proprietà?

Si è chiusa finalmente una pagina piuttosto triste della recente storia della Salernitana. Trust, trustee, amministratori unici, disponenti, caparre, fideiussioni: ormai la gente era più esperta di diritto ed economia piuttosto che di calcio. Chi ha supportato il club dai dilettanti trascinandolo in massima serie non meritava uno strazio del genere, con un ultimo posto in classifica che era paradossalmente il male minore rispetto alla possibile macchia di una cancellazione in corso d’opera. Ora si volta pagina, finalmente. E Lotito e Mezzaroma hanno ben poco da lamentarsi. In estate c’erano proposte e le hanno rifiutate affidandosi al trust dopo richieste economicamente incomprensibili, lasciando in eredità pochi calciatori, nessuna struttura di proprietà e un settore giovanile da rifondare. Già incassare 10 milioni di euro con una Salernitana ultima a -8 dalla salvezza e l’obbligo, per chi subentra, di investire subito 30-35 milioni di euro è grasso che cola. Legittimamente tuteleranno i propri interessi nelle sedi opportune, ci mancherebbe, ma hanno giocato d’azzardo e devono accettare la “sconfitta”. Nessuno disconoscerà meriti sportivi innegabili, dalla D alla A in 10 anni è impresa da non sottovalutare e che resterà a vita nella storia. Ma se in pochi si sono strappati i capelli fischiando pure nel giorno della promozione è necessario porsi qualche interrogativo.

Ed è proprio questa la prima e unica cosa che ci sentiamo di chiedere al nuovo presidente, a cui va l’augurio di buon lavoro. Salerno non chiede campioni, vittorie e investimenti miliardari ma rispetto e coinvolgimento. Una piazza con questa passione va alimentata ogni giorno, non solo quando ci sono da pagare i biglietti per le partite. La comunicazione e il rapporto con i tifosi rappresentano i talloni d’Achille della vecchia gestione societaria che, per colpa un po’ di tutti, ha comportato spaccature tra tutte le componenti. Un ambiente avvelenato che ora merita di rasserenarsi e, per farlo, è necessario che ognuno faccia il suo nel rispetto dei ruoli. Pieno sostegno a Iervolino: è lui che spende, è lui che investe ed ha competenza, professionalità e intelligenza per scegliere come meglio crede. Sarà il campo a parlare. Oggi leggiamo centinaia di messaggi intelligenti e positivi, ma anche qualche presa di posizione estremamente populistica di chi, consapevole di tornare nel dimenticatoio dopo mesi di demagogia, quasi impone un cambio di dirigenza “altrimenti contestiamo anche te”. Ci stiamo confrontando, tutti, con un professionista di livello internazionale e dobbiamo essere umili. Punto. Chiunque, oggi, è ossessionato sempre dagli stessi pensieri non vuole il bene della Salernitana, ma purtroppo parla come se rappresentasse chissà quale folla spacciandosi finanche per giornalista. E’ tempo di prendere le distanze da certa gente: Iervolino vivrà Salerno ogni giorno, ha una immagine stimata in tutt’Italia e non ci metterebbe un secondo a dire “arrivederci e grazie” se si reitera in taluni comportamenti. Esclusivamente social, sia chiaro, visto che la curva, gli ultras, i club, la provincia e lo zoccolo duro hanno mostrato in questi mesi dignità, maturità e attaccamento alla maglia.  Chiediamoci, comunque, se la multiproprietà fosse il vero problema (dalla D alla A e, nel 2011, tutti sapevano che Lotito avesse la Lazio) o l’atteggiamento dei vecchi proprietari in estate.