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Neopromossa, senza società e rosa tutta nuova: davvero si pretendeva di più?

Dopo 5 giornate c’è disfattismo nell’ambiente, ma la Salernitana ha tanti alibi e uscirà alla distanza. L’organico è di livello superiore alle dirette concorrenti.

Quando si analizza il cammino della Salernitana, non bisogna mai dimenticare da dove siamo partiti e con quali presupposti si stia portando avanti il campionato di serie A. Mettersi sullo stesso livello delle altre 19 è un errore che denota memoria corta e, talvolta, cattiva fede. Cosa si poteva pretendere dopo cinque giornate da una neopromossa senza presidente, iscritta in ritardo, con un budget ridotto, una rosa totalmente rifondata, i top player fuori forma e numerosi stranieri che devono adattarsi al calcio italiano? Tutto sommato, al di là del solo punto in classifica, la Salernitana ha messo in difficoltà il Bologna, ha dominato con l’Atalanta formato Champions e ieri, con un pizzico di fortuna in più, avrebbe battuto un Verona che, appena tre giorni prima, rifilava tre reti alla Roma di Mourinho. Tolto il secondo tempo di Torino, a tratti imbarazzante, i granata si sono sempre battuti con onore e dignità. Se poi gli avversari sono superiori e, alla lunga, i valori emergono c’è ben poco da fare se non togliersi il cappello, accettare la realtà e andare avanti in attesa degli scontri diretti con quelle 3-4 squadre con cui ci si giocherà la permanenza in categoria. E sminuire le potenzialità del’organico allestito dal direttore sportivo Fabiani (quello che scovò Gondo nel Rieti e oggi se lo coccola in A) sarebbe ingeneroso. Nessuno, in A, ha Ribery. Nessuna squadra da medio-bassa classifica può contare su un attaccante da 40 gol in due stagioni. Aggiungiamo i tanti nazionali (Belec, Veseli, Gyomber, Strandberg, Kechrida, Coulibaly), qualche giovane di grossa prospettiva (Ruggeri), un Bonazzoli interessantissimo e il cuore di chi, pur con tanti limiti, l’anno scorso ha vinto la B e ora vuol difendere la A a tutti i costi. Intendiamoci: la salvezza resta un’impresa, equivarrebbe a dieci scudetti. Ma gettare tutto in un secchio con altre 33 partite da giocare e una Salernitana costantemente in crescita è uno sbaglio che Salerno non può permettersi. Considerando che a breve ci sarà una nuova società economicamente forte e che il mercato di gennaio consentirà di colmare le lacune, è fondamentale non perdere troppo terreno. Per farlo è decisivo il sostegno dell’ambiente, chiamato ad essere maturo ed equilibrato nelle critiche e ad affrontare i momenti di difficoltà come ha fatto la curva ieri pomeriggio dopo lo 0-2.

Gaetano Ferraiuolo