. . .

Nessuno, in A, può contare su un fuoriclasse come Ribery. Dopo la sosta anche Simy sarà al 100%. Siamo solo all’inizio, prematuro e ingeneroso bocciare l’organico allestito dal ds Fabiani.

Che l’erba del vicino sia notoriamente sempre più verde e che i social vivano la finta passione sportiva con l’obiettivo di sfogare le quotidiane frustrazioni non v’è dubbio, del resto basta vedere quanta credibilità venga attribuita ancora a personaggi fuori da ogni giro e che, per mera vanagloria, cavalcano l’onda del malcontento a suon di palle e fake news. Per fortuna, al netto di questa insopportabile minoranza rumorosa, ci sono i veri tifosi della Salernitana. Quelli che, pur con legittime opinioni talvolta feroci, non hanno mai smesso di sostenere la squadra del cuore e che si sono immediatamente calati nella realtà e nella mentalità di una categoria difficilissima, ma che va difesa fino alla fine con le unghie e con i denti. I numeri, del resto, certificano lo strapotere della torcida granata: sold out contro Roma e Atalanta, 10mila mercoledì pomeriggio in un orario scomodo per chi lavora, esodo di massa a Bologna, Torino e contro il Sassuolo, 5000 per la presentazione della squadra e un migliaio alla stazione prima della gara d’esordio. La forza della Salernitana è rappresentata da loro: dagli ultras, dai club, dalla provincia, da chi macina chilometri a sostegno di una fede. La domanda è sempre la stessa: cosa ci si aspettava, dopo appena cinque giornate, da una squadra senza presidente, con un budget ridotto, partita in ritardo a causa delle nefandezze della FIGC e composta da calciatori arrivati alla spicciolata o stranieri che devono adattarsi al campionato italiano? Ad oggi Djuric e compagni hanno dominato per 70 minuti al Dall’Ara anche in inferiorità numerica e resistito per 45 minuti alla Roma di Mourinho con diversi titolari in infermeria, senza dimenticare che la super Atalanta formato Champions di Gasperini non superava la metà campo e che, ai punti, avrebbero meritato la vittoria pure con il Verona che, pochi giorni prima, ha rifilato tre reti alla Roma disputando un match straordinario per qualità ed intensità.

Le riflessioni non finiscono qui. Siamo certi che i tifosi di Venezia, Spezia ed Empoli (le tre squadre con cui ci si giocherà la permanenza in categoria) non dormano sonni tranquilli quando leggono i nomi che compongono la rosa. Quale neopromossa, negli ultimi lustri, ha potuto contare su un fuoriclasse come Ribery o su un attaccante da 40 gol in due stagioni del calibro di Simy? A loro si aggiungono Bonazzoli, l’ottimo Gondo e quel Djuric che, pur segnando poco, è preziosissimo per il tipo di gioco di Castori. A centrocampo manca qualcosa: lo abbiamo sempre detto e ribadito. Ma pensare che Viola (tre retrocessioni su tre, se è svincolato a fine settembre un motivo ci sarà) potesse risolvere i problemi da solo era pure utopia. Lassana, quando arriverà al 100%, sarà una delle rivelazioni, Mamadou Coulibaly sta crescendo esponenzialmente e siamo curiosi di vedere all’opera Kastanos non appena la condizione fisica lo aiuterà. La difesa può contare su tanti nazionali, ora rientra anche Veseli che garantirà maggiore copertura a destra dando a Kechrida (ottimo in fase di spinta, lacunoso se resta basso in marcatura) la possibilità di crescere senza troppe responsabilità sulle spalle. E, nel mentre, un giovane di livello come Ruggeri è in infermeria: un’assenza non di poco conto, ben colmata da un Ranieri interessantissimo e destinato ad essere scommessa vinta dalla dirigenza. Nessuno parla di salvezza tranquilla e scontata, ci mancherebbe, ma a mente fredda è doveroso riconoscere a questa squadra potenzialità ancora inespresse. Dopo la sosta avremo il tandem Simy-Ribery in forma e un calendario alla portata che consentirà – si spera – di svoltare. Al resto penseranno gli ultras e i veri tifosi. Tutti gli altri possono iniziare la marcia su Coverciano.