L’assordante silenzio di queste ore alimenta confusione e permette a tanti personaggi di cavalcare l’onda con iniziative comiche e totalmente inutili.
Nonostante si torni a giocare in uno stadio prestigioso come San Siro dopo ben 22 anni (ricordate l’eurogol di Alessandro Del Grosso?), la tifoseria salernitana è concentrata quasi esclusivamente sulla vicenda societaria. Tra meno di un mese scadrà la deadline imposta dalla FIGC per la cessione del club e, ad oggi, non si registrano novità sostanziali. Invitati più volte ad uscire allo scoperto per fare il punto della situazione e lanciare un messaggio possibilmente tranquillizzante alla piazza, i due trustee preferiscono perseguire la via del silenzio e, anzi, hanno invitato i tifosi a non intasare la loro casella di posta elettronica con continue richieste di chiarimento. Fu il Centro di Coordinamento, sin dall’estate, ad emettere un comunicato quanto mai eloquente: “Non riusciamo a goderci la gioia per la promozione in serie A ottenuta con grandi sacrifici e frutto soprattutto della spinta incessante del dodicesimo uomo. Nel pieno rispetto del segreto professionale e delle persone che lavorano alla vendita del club, chiediamo un incontro pubblico o una conferenza stampa aperta a tutti”.
Dopo quasi 5 mesi non è arrivata nessuna risposta, al punto che moltissimi tifosi hanno deciso di disertare l’Arechi temendo la beffa dell’esclusione. Ma ci sono offerte concrete? La Federazione vigila quotidianamente, ha ribadito la volontà di non concedere ulteriori proroghe e, allo stesso tempo, teme una pioggia di ricorsi qualora la Salernitana venisse davvero estromessa dal prossimo primo gennaio. Non solo Lotito e Mezzaroma, ma anche società come Benevento, Parma e Cittadella potrebbero, per tanti motivi, alzare la voce e rivendicare il proprio diritto a partecipare al campionato di serie A. Una situazione che va evitata a tutti i costi. Ad oggi si sono fatti avanti in tanti, ma le proposte ufficiali continuano ad essere due: una prima, evidentemente ritenuta in qualche modo “vicina” agli ex proprietari, è stata congelata in attesa di autocertificazione che attesti totale indipendenza e autonomia. La seconda, economicamente forte, aveva chiesto e ottenuto la possibilità di usufruire di due settimane in più per studiare i bilanci (approvati fino ad ottobre 2021).
La sensazione è che l’attuale posizione di classifica e un calendario che presumibilmente costringerà i granata a chiudere il girone d’andata con ampio distacco dalla zona salvezza abbiano spinto i potenziali acquirenti ad abbassare l’offerta originaria (circa 40 milioni di euro, prezzo fissato da un perito esterno scelto dalla FIGC e dalla Salernitana a fine giugno) anche per avere la possibilità di investire una bella cifra nel mercato di gennaio. Si tratterebbe di due cordate italiane, mentre una terza – straniera – è stata definitivamente scartata perchè legava l’acquisto del club alla salvezza sul campo. Una sorta di pagamento rateale non previsto dal trust. Sempre nel documento del trust i legali della Federazione prevedono una proroga di 45 giorni se e soltanto se si certificherà, con nomi, cognomi e soldi sul tavolo, l’esistenza di una trattativa in fase avanzata e già accompagnata da offerta vincolante e firme di preliminari. Il prossimo 5 dicembre ci sarà l’ennesima scadenza, entro il 15 i trustee emetteranno un nuovo comunicato stampa. La dirigenza, rappresentata da Angelo Fabiani, continua a dispensare ottimismo e allontana lo spettro della serie D e del fallimento, ma la paura dei tifosi è tanta.
Eppure, al Meazza, saranno in 4000. Nei numeri la torcida granata è quella che ha garantito maggior presenza in campo esterno: quasi 20000 persone, con record europeo di 6000 a Roma per la gara con la Lazio. E un pubblico del genere, apprezzato in tutto il mondo per la splendida coreografia inscenata martedì sera contro la Juventus, non meritava di vivere il sogno della A come una lenta agonia. Salerno è pronta ad accettare anche una malaugurata retrocessione (e, al completo, questa squadra vale quanto tutte le dirette concorrenti), ma pretende rispetto, trasparenza, chiarezza e la possibilità di arrabbiarsi per un gol sbagliato per l’esonero di un allenatore. Non certo per vicende giudiziarie che, dopo i fallimenti targati Aliberti e Lombardi, si sperava d’aver definitivamente accantonato.