. . .

Molto facile analizzare la gara di ieri: Quagliarella e Candreva dalla parte, tanti inesperti dall’altra. Serviva di meglio in estate, direttore sportivo Fabiani sul banco degli imputati.

Quando si perde una partita e ci si ritrova con una classifica così deficitaria, si possono fare mille analisi. Audero ha fatto due miracoli in due minuti e si poteva riaprire la gara, Giacomelli ha negato un rigore piuttosto netto a Djuric sullo 0-0, la Samp l’ha sbloccata con un’autorete e Ribery si è fatto male nel momento di maggior pressione. Tutto vero. Così come è vero che la Salernitana è seconda in campionato per numero di legni colpiti, è quella che ha avuto meno rigori a favore e solo gli infortuni in serie nello stesso reparto hanno costretto gli allenatori a schierare calciatori che erano oneste seconde linee e poco altro. Ma tutte le opinioni vengono accantonate rispetto ai freddi numeri: peggior attacco, settima gara senza segnare, tra le peggiori difese, terza sconfitta interna di fila (quinta complessiva su sette gare) e -4 dalla zona salvezza alla vigilia di un mese in cui sarà un miracolo racimolare anche solo un punticino. Per spiegare la sconfitta di ieri basta leggere il tabellino. In campo, nell’undici titolare, c’erano otto giocatori che, fino a maggio, militavano in cadetteria. In più Lassana Coulibaly (senza ritiro alle spalle, reduce da un infortunio serio), Gagliolo (retrocesso a Parma) e il solo Ribery a tenere alta la bandiera. Aggiungiamo: tanta attesa per Simy e Bonazzoli, ma la coppia d’attacco continua ad essere composta da Djuric e Gondo. Nemmeno titolarissimi nella Salernitana di Castori quando Tutino era in forma. Non cambia molto con le alternative: Obi viene dalla B, Schiavone due anni fa non era titolare nemmeno in C a Bari, Kechrida proviene da un campionato in cui la fase difensiva è un optional. Risultato? 0-2 e sprofondo granata che sa tanto, ahinoi, di calvario anticipato. Con l’ultima chance per riaccendere la speranza venerdì sera a Cagliari, a cospetto di una rosa che vale molto, ma molto di più di quanto dice ora la classifica. Certo, non è detto che chi milita in una categoria inferiore non possa far bene in A, sebbene il divario sia ampio. Gyomber e Di Tacchio, in B, giganteggiavano mentre oggi soffrono e tanto. Ma in chiave mercato, oltre a tante scommesse, andava preso anche qualche elemento con militanza in A: avrebbe garantito qualità, ma soprattutto personalità e peso specifico in un match che una modesta Sampdoria ha vinto grazie alla malizia di 2-3 giocatori d’esperienza.