La FIGC stabilì nel 2019 che bastassero due mancate presentazioni per essere estromessi da ogni competizione ufficiale, ma oggi c’è una pandemia in corso e occorrono elasticità e buonsenso. La Salernitana è estremamente tranquilla.
Partiamo da una premessa fondamentale: non è mai stato nel nostro costume scrivere articoli allarmistici e non vorremmo mai essere accusati di creare tensione in un momento fondamentale per la Salernitana, chiamata a rinforzarsi adeguatamente per tentare l’impresa salvezza. Allo stesso tempo, però, chi fa informazione ha talvolta l’ingrato compito di dare notizie fotografando la realtà e basandosi sui fatti. Ebbene, diventa assolutamente determinante vincere almeno uno dei due ricorsi relativi alle partite non disputate contro Udinese e Venezia. L’articolo 35 comma 5 delle norme organizzative interne federali (quello che fa riferimento a rinunce, ritiri o esclusioni), modificato il 2 aprile 2019 e in vigore dal primo luglio 2019, prevede “la società che rinuncia per due volte a disputare gare è esclusa dal campionato di competenza o dalla manifestazione ufficiale con delibera della Federazione una volta ultimati i gradi d’appello”. In sostanza se la Salernitana, al termine di una lunga battaglia legale, dovesse veder confermato lo 0-3 a tavolino e il doppio -1 rischierebbe ben oltre l’ultimo posto e il -12 dalla zona salvezza. Il caso del Trapani è quello preso ad esempio: la squadra siciliana, per motivi diversi dal covid, non si presentò in campo in due occasioni e fu estromessa dal torneo di Lega Pro con effetto immediato. Ma che prospettive ci sono di vincere il ricorso per lo 0-3 con l’Udinese e di ribaltare una eventuale sentenza negativa domani? Ecco gli scenari attuali e i retroscena che agitano i legali granata:
UDINESE-SALERNITANA
Anzitutto, pur riconoscendo la straordinaria valenza dell’avvocato Fimmano, diciamo per completezza di informazione che è smentita dai fatti la seguente dichiarazione rilasciata oggi alla nostra redazione: “Il giudice sportivo, per prassi consolidata, è solito attribuire uno 0-3 e un punto di penalizzazione. Niente di drammatico, abbiamo già fatto ricorso e siamo cautamente ottimisti”. Guardando i precedenti, possiamo invece asserire che ciò sia accaduto solo per Juventus-Napoli dell’ottobre 2020, mentre per Lazio-Torino ed Empoli-Chievo il dottor Mastandrea si affidò a quanto stabilito in precedenza dal Collegio di Garanzia del CONI sancendo da subito la ripetizione del match. Di fatto, ad oggi, Juve-Napoli è l’unica partita nella storia del calcio italiano (epoca covid) rigiocata dopo un iniziale 3-0 a tavolino. Non è dunque affatto vero che un giudice sportivo (non l’ultimo arrivato, ma persona altamente qualificata) adotti a priori il medesimo modus operandi sapendo che negli appelli successivi sarà smentito. Nel caso specifico, non è stata riconosciuta da Mastrandrea la “causa di forza maggiore” contrariamente a quanto asserito dai legali granata, in modo particolare dall’avvocato Chiacchio. “Non sono state poste in essere tutte le azioni atte a disputare la partita”, come se la Salernitana – in una situazione di totale emergenza – avesse “spinto” l’ASL ad adottare quel tipo di provvedimento restrittivo sulla base di potenziali focolai. La causa di forza maggiore, è bene ricordarlo, fa sempre riferimento ad avvenimenti imprevisti. Nel dettaglio si legge che “la forza maggiore è una forza, naturale o umana, alla quale non si può resistere: si pensi a un’inondazione che affondi le barche sul porto rendendo impossibile un viaggio già prenotato. Si considera forza maggiore anche il cosiddetto «fatto del principe». Si tratta di un’espressione arcaica per indicare un ordine della pubblica autorità che impedisce o limiti quel tipo di prestazione. Per esempio, un decreto legge che imponga agli italiani di restare a casa per evitare un contagio da pandemia potrebbe rientrare nella forza maggiore, impedendo così le consegne di merce già acquistata, la stipula di un contratto di compravendita dal notaio, la prestazione lavorativa”. In questa occasione le autorità sanitarie non hanno bloccato l’attività della Salernitana, ma hanno posto in quarantena i calciatori positivi comportandosi come previsto dalle norme con i contatti stretti. La Salernitana, dopo aver annullato il volo previsto per Udine, avrebbe potuto prenotare un charter privato (come dichiarato anche dal direttore generale dell’Udinese Pierpaolo Marino) e successivamente seguire le indicazioni delle autorità sanitarie competenti. Invece si è attesa la tarda nottata per avere i risultati dei tamponi antigenici e molecolari effettuati d’urgenza dopo le prime positività riscontrate. Nondimeno la vecchia dirigenza avrebbe dichiarato che, in virtù di eventi svolti in precedenza al chiuso e con un buon numero di persone presenti (la festa natalizia, tanto per intenderci), non fosse affatto da escludere che il virus fosse in un fase di incubazione. E, a quanto trapela, il documento che certifica le varie interlocuzioni tra l’ASL e la Salernitana è stato inviato al giudice sportivo non dal club campano ma direttamente dalla Lega di A. In sostanza la Salernitana avrebbe potuto fare come il Genoa un anno fa, partito per Napoli con “potenziali focolai in espressi” ma regolarmente in campo. Mettendo a repentaglio la salute degli altri? E’ su questo che si baserà il ricorso successivo. Dunque non è affatto scontato che i successivi gradi di giudizio (in cui l’Udinese non si costituirà) ribaltino quanto stabilito pur essendoci una sostanziale fiducia da parte dell’avvocato Chiacchio che ora, assieme ai colleghi Fimmano e Sica, sta seguendo la vicenda.
SALERNITANA-VENEZIA
Qui il caso è diverso, ma altrettanto ingarbugliato. Era obiettivamente difficile immaginare che la Salernitana potesse scendere in campo in quella circostanza, con un gran numero di positivi. Fu chiesto in largo anticipo il rinvio, ma le autorità sportive stabilirono che la partita restasse in programma il 9 gennaio come da calendario e il Venezia (spendendo una bella somma) partì alla volta di Salerno ritrovandosi in campo per un mini riscaldamento e il successivo triplice fischio dell’arbitro passati i canonici 45 minuti. Ma stavolta c’è una differenza, anzi una novità quasi unica nel suo genere: non solo la squadra avversaria, ma anche la Lega A si è costituita contro la Salernitana. Stessa mossa anche contro Torino e Udinese che si trovano nella medesima situazione per le gare non disputate contro Atalanta e Fiorentina. Un’eventuale udienza successiva ad una sentenza negativa del giudice sportivo attesa per domani vedrebbe, dunque, i granata combattere contro due “nemici”, contrariamente a quanto accadrebbe per il caso Udinese. La riflessione è inevitabile: considerando che la Lega A sta andando contro le sue stesse società in modo così evidente e che addirittura ha fatto ricorso al TAR contro le ASL (vincendolo, tranne in Emilia Romagna), il Collegio di Garanzia del CONI ribalterà tutto come accaduto per Juventus-Napoli l’anno scorso o ci sono interlocuzioni “tacite” che permettono alla Lega A di assumere un atteggiamento così spavaldo? Il Venezia promette battaglia, chiederà il 3-0 a tavolino e ha la Lega A dalla propria parte.
Naturalmente siamo nel campo delle ipotesi e i tempi non sarebbero strettissimi. Domani il giudice sportivo si limiterebbe a togliere un altro punto in classifica alla Salernitana e ad attribuire la vittoria a tavolino al Venezia, con ricorso dei legali granata e un’udienza presumibilmente fissata per la metà del mese successivo. I provvedimenti devono passare in giudicato, non sono attivi nell’immediato. Se, al termine di questo iter giudiziario (che poteva essere evitato stoppando i campionati e utilizzando il buonsenso, come accaduto in B e Lega Pro laddove forse gli interessi economici sono minori), dovessero essere confermati i due 0-3, è chiaro che la Federazione sarebbe obbligata ad applicare il comma 5 dell’articolo 35 che regola la partecipazione alle manifestazioni sportive. Nel frattempo bisognerà capire che le sentenze favorevoli alla Lega A e contrarie alle ASL espresse dal TAR saranno confermate o ci sarà la possibilità di ribaltarle dopo che alcune società (non la Salernitana) le hanno impugnate, contestandole apertamente. C’è chi chiede, inoltre, come mai alla Reggiana, l’anno scorso, non fu data alcuna penalizzazione in classifica. Nella circostanza si ritenne che, data l’eccezionalità del caso e la lacunosità di un protocollo approvato in fretta e furia per consentire ai campionati di partire, bastasse la sconfitta a tavolino come massima punizione. Al punto che la Reggiana non ricorse in appello. Ad ogni modo nessun allarme, nè dramma: c’è una regola, ci sono due partite oggetto di approfondimenti giudiziari e ci sono pool di professionisti che lavoreranno affinché si possa scendere in campo sia contro l’Udinese, sia contro il Venezia all’Arechi. Si spera che le forti prese di posizione di una Lega A quanto mai intransigente non nascano da una aprioristica certezza che in nessun grado di giudizio successivo si ribalterà quanto deciso dal giudice sportivo. Non è nemmeno da escludere (anche se improbabile) che, data l’eccezionalità del caso, si possa approcciare a quella normativa in modo meno perentorio, un po’ come quando Gravina a metà dicembre disse “Se la Salernitana dovesse non trovare un proprietario, faremo in modo che mantenga il professionismo”. Anche perchè non avrebbe senso accogliere il nuovo proprietario della Salernitana, dire apertamente che “Iervolino ha salvato la squadra dall’esclusione” e poi agire diversamente due mesi dopo con una pandemia di mezzo. Siamo certi che il cavalluccio marino si giocherà la salvezza sul campo, anche perchè sarebbe davvero clamoroso e falserebbe il campionato estromettere qualunque squadra a fine marzo o inizio aprile invalidando tutti i risultati precedenti e con uno stravolgimento totale della classifica. Già oggi, con accoglimento delle istanze della Salernitana, il discorso potrebbe essere chiuso pur con i successivi ricorsi del Venezia. Ma era giusto fare il punto della situazione, ricordando comunque che l’Italia è il Paese delle deroghe e che è interesse di tutti non trascinare la querelle all’infinito.