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Gazzetta, Corriere dello Sport, Repubblica, anche media stranieri: la quasi certa esclusione della Salernitana lascia tutti a bocca aperta. E Tuttomercatoweb svela alcuni retroscena…

Si sperava che la Salernitana potesse avere un nuovo proprietario nella giornata di oggi, in verità il comunicato dei trustee ha gelato tutti. La domanda è sempre la stessa: possibile che una piazza del genere, con una tifoseria così importante, in A non attragga investitori seri e facoltosi? La nota dei trustee lascia intendere che nessuno, per motivi diversi, abbia soddisfatto i requisiti stabiliti all’interno del trust e che la FIGC ha totalmente avallato e, in alcuni casi, imposto. Esattamente l’opposto di quanto si lasciava intendere il 5 dicembre, con un risicato comunicato in cui si parlava di “determinazioni da assumere” confermando ci fossero i presupposti per la fumata bianca. Ma cosa è successo in questi dieci giorni? Emergono ulteriori retroscena. La cordata romana, ad esempio, lunedì mattina era virtualmente proprietaria della Salernitana e avrebbe messo sul tavolo 30 milioni di euro. Non c’entrava nulla Rosella Sensi, ma l’indipendenza dai disponenti non è stata evidentemente garantita.

Sembrerebbe che, all’interno del gruppo, ci fosse una persona riconducibile a chi, in questi anni, ha lavorato per la Salernitana. E non è detto siano necessariamente Lotito e Mezzaroma. Sempre lunedì mattina, chiuso virtualmente l’accordo, i trustee avrebbero contattato le due cordate straniere per comunicare la loro decisione: per questo non sarebbe stata versata la caparra da due milioni di euro. Aggiungiamo che il gruppo svizzero -che farebbe capo all’azienda Implenia – non sembrava molto convinto di quanto emerso dai bilanci, laddove in prospettiva si parlava di crediti certi da incassare ma che sarebbero, in realtà, legati al verificarsi di determinate condizioni. E non sarebbe andata giù nemmeno un’altra presa di tempo coincisa con la venuta a Salerno dell’Inter: un incasso importante in meno, tanto per essere chiari.  In attesa di capire cosa stabilirà il Consiglio Federale del prossimo 21 dicembre (molto difficile l’ipotesi proroga senza la firma di un preliminare con versamento della caparra, ci sarebbero ricorsi in serie da parte delle società non ripescate in estate e che stanno seguendo la vicenda sotto traccia consultandosi coi legali), anche i disponenti sono piuttosto preoccupati e non è da escludere possano rivolgersi alla giustizia ordinaria per chiedere un risarcimento danni. “Non possiamo andare incontro ad un esproprio proletario, il diritto d’impresa è costituzionalmente garantito e non puoi obbligarmi a cedere in 30 giorni un bene di proprietà” disse Mezzaroma nel giorno della festa al Comune, lo stesso amministratore unico Ugo Marchetti asserì che “non ha senso imporre una deadline se testimoni indipendenza dalla vecchia società e capacità di autofinanziarsi per tutta la stagione e anche per quella successiva”. Dura lex sed lex, da qui non si scappa: avranno tutte le ragioni del mondo, ma erano consapevoli dell’esistenza di una norma. E in merito emerge un altro retroscena: Lotito e Mezzaroma non avrebbero scelto la strada del trust vendendola in estate a prezzi accessibili (nel rispetto degli investimenti milionari fatti, ovviamente) se non ci fosse stata l’abolizione di tutte le multiproprietà: probabilmente avevano già individuato altre realtà dove fare calcio, ma il dietrofront della FIGC (che è oggetto di contendere in tribunale dopo la causa fatta dal Bari) avrebbe scombussolato i piani.

E’ altresì assodato  che in estate non ci fossero trattative in stato avanzato: lo conferma la FIGC che, anche oggi, ribadisce di aver accettato la soluzione del trust solo perchè ha verificato l’assenza di investitori con assegni firmati e contratti già stipulati. La Federazione sa bene che c’è un merito sportivo da tutelare e che la Lega A è contraria ad un campionato a 19 squadre, è nell’interesse di tutti evitare un dramma sportivo che farebbe parlare l’intera Europa calcistica. Ma cosa può accadere in 15 giorni se non si è risolto nulla in sei mesi? C’è sempre la sensazione che qualche imprenditore esca fuori in extremis, arrivando agli ultimissimi giorni per offrire la cifra più conveniente possibile. Nuccilli, ad esempio, si è detto pronto a mettere sul tavolo 30 milioni di euro, ma il suo nome è stato troppo spesso accostato ad almeno una decina di squadre professionistiche senza che mai si sia riuscito a chiudere un contratto. Solo sfortuna? Il pool di professionisti salernitani guidato dall’avvocato Michele Tedesco farà, invece, un’offerta ritenuta congrua (ma ben lontana dai 20 milioni di euro richiesti come base minima) entro sabato, poi indirà una conferenza stampa o emetterà un dettagliato comunicato. In extremis il gruppo romano, con persone diverse, potrebbe farsi di nuovo avanti ma non vogliamo alimentare speranze e illusioni. Ci limitiamo, però, a fare un appello, scaturito da quanto si legge sui social laddove il tiro al bersaglio è già partito. Proprio ora che si dovrebbe accantonare il passato e fare fronte comune. Se ritenuto necessario si protesti (e chi ama la Salernitana ha tutte le ragioni, ci mancherebbe), si diserti, si resti all’esterno, ma…guai ad andare oltre. Bloccare il pullman, tentare di interrompere la partita o quant’altro danneggerebbe in modo irreversibile la Salernitana e allontanerebbe potenziali imprenditori a prescindere da quella che sarà la categoria. Allo stadio ci saranno bambini, ragazzi, famiglie, donne e ogni forma di protesta merita rispetto se fatta nei limiti. Salerno dimostrerà, ne siamo certi, la sua capacità di protestare in modo intelligente e civile.