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La FIGC continua a contraddirsi, intanto si avvicina la scadenza e non ci sono state offerte pari a 40 milioni.

Fatta eccezione per quella minoranza numerosa che, pur di sfogarsi, attaccherebbe il più ricco dei presidenti e il più forte dei giocatori, a Salerno la stragrande maggioranza della tifoseria sta provando a vivere la snervante attesa per il passaggio societario in modo equilibrato. E’ assolutamente legittimo che si contesti l’operato dell’attuale dirigenza o il modus operandi dei presidenti uscenti, ci mancherebbe. Se la società più vincente della storia è oggetto di critiche innumerevoli di buona parte dell’opinione pubblica, evidentemente qualcosa è stato sbagliato. Ciò non vuol dire, però, attribuire agli ex patron ogni sorta di responsabilità o vedere commedie preconfezionate a tavolino dietro ogni accadimento. Un po’ come quando si parlava di galleggiamento e freno a mano: idiozie! La verità è che in estate, pur ribadendo che la norma era chiara e andava rispettata “anche a costo di regalarla”, l’odio sportivo non ha consentito di ragionare su alcune contraddizioni che, ad oggi, penalizzano la Salernitana.A partire da “cose costituzionalmente garantite”. E’ giusto negare ad un imprenditore facoltoso – in questo caso Marco Mezzaroma – di investire nel mondo del calcio sono perchè un affine è proprietario di un’altra società? Ha senso impedire una doppia proprietà in epoca di fallimenti e crisi economica? Che senso ha vietare a Lotito e Mezzaroma di restare al timone di una squadra presa in D e condotta in A per la terza volta nella sua storia per poi utilizzare i loro soldi per gestire la stagione?