Incredibile prova di maturità della tifoseria granata, unica vera componente che non ha colpe per quest’osceno avvio di stagione.
Ci sono momenti che resteranno a vita impressi nella mente e nel cuore di ogni tifoso. Solitamente questi attimi significativi sono collegati ad una vittoria, ad una promozione o ad una salvezza acquisita, oggi invece l’Arechi ha dato una lezione di stile all’intera Italia calcistica ma soprattutto ad un amministratore unico che, con una politica di prezzi quanto meno opinabile, sta invece rischiando di allontanare la gente. La storia che raccontiamo oggi parte dal minuto numero 40 della gara persa ieri, quando l’arbitro Doveri ha fischiato un rigore non propriamente netto a favore dell’Empoli. Era l’occasione del potenziale – e poi effettivo – 0-4, una delle più grandi mortificazioni sportive casalinghe dal 1919 ad oggi. Ovunque sarebbe accaduto di tutti, con contestazioni che avrebbero potuto prendere una piega pesante. Invece in 11mila si sono alzati, muniti di sciarpa e bandiera, semplicemente per cantare un “Alè Salernitana” che ha messo i brividi e, forse, fatto fare un esame di coscienza ai calciatori come evidenziato da un secondo tempo discreto. Non a caso i due gol dell’illusione sono arrivati attaccando verso la Sud, proprio come accadde con Genoa e Verona nelle settimane scorse. “Non possiamo permetterci di perdere il nostro valore aggiunto” disse ieri Colantuono, purtroppo continuando così l’Arechi sarà presto una cattedrale nel deserto. Ma stavolta ai tifosi non si potrà rimproverare nulla.