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Un Arechi fantastico trascina i granata, emozioni d’altri tempi

Incredibile e commovente partecipazione emotiva dei 20000 dell’Arechi, con una curva così nessun traguardo sarà precluso.

“Sono ultimi in classifica, ma hanno la miglior tifoseria d’Italia”. Basta fare un rapido giro sul web per leggere i commenti d’ammirazione rivolti al pubblico di fede granata anche da parte di piazze storicamente rivali. “Dobbiamo toglierci il cappello, una curva così deve assolutamente restare in A” scrivono da Taranto, “Oltre ogni rivalità, Salerno è tanta roba e non c’è paragone con la nostra curva” aggiungono da Napoli, mentre spopolano i video del boato dopo il gol di Djuric e della festa al triplice fischio per aver scritto una pagina di storia indelebile, che resterà a vita nel cuore e nella mente di tutti a prescindere da come finirà una stagione che, ora, diventa decisamente interessante e imprevedibile. Un Arechi così può fermare anche la capolista della A e uno dei club più titolati al mondo, un pubblico straordinario che, mosso da uno smisurato orgoglio e da un senso d’appartenenza unico in Italia, ha preso per mano i propri beniamini spingendoli verso l’impresa. Erano in 18mila e si temeva un’invasione rossonera: in realtà, fatta eccezione per un piccolo spicchio di tribuna azzurra, pulsava forte il cuore granata. Il dodicesimo uomo non ha tradito le attese e, forte anche dell’aumento di capienza, si è stretto idealmente al fianco della Bersagliera per credere fino alla fine in un grande sogno chiamato salvezza. Iervolino, Sabatini e mister Nicola hanno restituito ad un pubblico troppo spesso pizzicato nell’orgoglio di ritrovare dignità e voglia di sognare, quell’osmosi che tanto era mancata anche quando la fredda gestione precedente otteneva risultati importanti.

Si respirava nell’aria il clima dell’impresa, sin dalle prime ore del mattino si passeggiava per le strade cittadine e si percepiva l’ottimismo della folla. Quella che Pioli, tanto per aprire e chiudere rapidamente una parentesi, ha colpevolmente snobbato assumendo un atteggiamento a tratti presuntuoso al pari dei suoi giocatori, abituati a palcoscenici di livello internazionale ma storditi dalla bolgia dell’Arechi. “Ci devi credere” canta il pubblico quando la squadra entra in campo per il riscaldamento, la curva progressivamente si riempie e sventolano bandiere e vessilli granata. “Bisogna vincere, e tutti insieme vincerem” e anche distinti e tribuna partecipano con entusiasmo, guardando negli occhi i campioni rossoneri senza un minimo di timore reverenziale. Con un Arechi così non bisogna aver paura di nessuno. Si entra in campo e i decibel aumentano a dismisura, perchè “quando saremo nella curva Sud come una bomba il tifo esploderà”. E nemmeno il gol di Messias a freddo spegne l’entusiasmo della torcida, convinta che questo nuovo corso meriti sostegno incondizionato e che questa squadra venderà cara la pelle gettando il proverbiale cuore oltre l’ostacolo. Il pareggio di Bonazzoli è un’autentica liberazione, i tifosi rossoneri iniziano a pensare che non sarà una scampagnata di piacere ma un sabato sera durissimo, in cui sarà difficile portare a casa quei tre punti che venivano dati per scontati. Nel secondo tempo, attaccando sotto la curva, la pressione positiva dello stadio ha assunto un ruolo determinante. Perchè in campo vanno i calciatori, ma a Salerno è come se giocassimo in 20mila. Tutti hanno spinto la squadra tirando fuori ogni energia, finanche in tribuna stampa abbiamo visto colleghi e addetti ai lavori travolti da quest’uragano granata che ha prodotto un’azione da far vedere nelle scuole calcio e che ha fruttato il gol del 2-1 di Djuric. Uno che c’era quando l’Arechi era vuoto per protesta o per covid e che, nel 2019, contribuì ad una salvezza che sembrava insperata. E’ successo di tutto, in quel momento: famiglie che si abbracciavano, lacrime di gioia, qualcuno rischiava di sentirsi male. E poco importa se il Milan ha segnato il 2-2 e l’arbitro ci ha messo del suo per indispettire i presenti con una direzione a senso unico: abbiamo rivisto tutti una grande Salernitana e un grande stadio, è sufficiente per tornare a casa con il cuore colmo di gioia e di speranze. E’ all’Arechi che si deve costruire la salvezza, è  col Bologna che servirà l’aiuto di ogni componente. Insieme siamo più forti, in uno stadio così nessun sogno è irrealizzabile. Macte Animo!

Gaetano Ferraiuolo