La carica del difensore a pochi giorni dalla super sfida con lo Spezia che vale una stagione
Nadir Zortea è uno dei giocatori che si è messo maggiormente in evidenza nel corso di questo campionato di Serie A. Con la maglia della Salernitana ha giocato per la prima volta nella massima competizione calcistica italiana totalizzando fino a questo momento 15 presenze servendo anche un assist. La stagione con i granata non è partita benissimo, ma l’avvento della nuova società, con l’arrivo del presidente Danilo Iervolino e del direttore sportivo, Walter Sabatini, hanno riportato entusiasmo in città. Zortea ha parlato a Fanpage dei suoi obiettivi, della sua crescita e delle prime sensazioni con la maglia della Salernitana. Classe 1999, nato a Feltre, in Trentino, l’esterno destro dei granata abbina la sua grande passione per il calcio a quella della musica: “Mi piace tantissimo la musica e suono diversi strumenti e ne compro sempre di nuovi”. Tra presente e futuro, Zortea, che è in prestito dall’Atalanta, ha parlato anche della difficile situazione vissuta con la Salernitana durante il cambio societario. I granata, sono sempre stati tranquillizzati dalla vecchia società di Claudio Lotito: “Ci hanno anche pagato due stipendi in anticipato per farci stare sereni…”. L’arrivo di Iervolino ha poi fatto tirare un sospiro di sollievo a tutto il gruppo: “Non pensavamo che sarebbe arrivato qualcuno di così potente. Ora vogliamo la salvezza”.
Come è iniziata la tua passione per il calcio?
“Ce l’ho sempre avuta da piccolo. Ho sempre preferito il calcio agli altri sport e arrivo da una famiglia di sportivi: mio padre ha fatto ciclismo e sci di fondo. Tutto è iniziato nella squadra del paese”.
Quando è arrivata la chiamata dell’Atalanta?
“L’Atalanta è arrivata all’improvviso. Mi hanno invitato a fare un provino dopo avermi visto in una partita in cui avevo giocato benissimo. Allora militavo nel Sudtirol e dopo essermi messo in mostra, alcuni osservatori mi hanno voluto lì. Mi sono allenato con l’Atalanta un paio di volte e poi mi hanno preso”.
Ci racconti un aneddoto legato alla tua esperienza alla Dea che non puoi dimenticare?
“Ogni anno c’è stato qualcosa di speciale, giocavamo sempre per vincere in una squadra con Kulusevski e Bastoni. Spesso con loro ci sentiamo. All’Atalanta il ricordo più bello è stata la vittoria dello Scudetto Primavera. E poi è stato importante il primo anno dove c’erano giocatori fortissimi con un livello alto e io ero estramamente in difficoltà anche se dopo mi sono adattato. All’inizio però l’impatto è stato fortissimo: una sensazione che non posso dimenticare”.
Sei anche un grande appassionato di musica: ti piacerebbe un giorno andare a Sanremo, proprio come accaduto a Blanco?
“Mi piace tantissimo la musica e suono diversi strumenti e ne compro di nuovi. Ora sto imparando a suonare i bongos e cerco spesso qualche corso per imparare altre cose. Ho fatto un anno di pianoforte anche se quest’anno mi sono fermato perché non sono riuscito a far arrivare lo strumento a Salerno. Io come Blanco a Sanremo in futuro? Mi piacerebbe fare qualcosa con la musica perché è una passione che mi porto dietro tutti i giorni. Mi ci rivedo nel mondo musicale”.
Cosa è accaduto in questi primi 6 mesi a Salerno? Che situazione hai trovato?
“Io ho accettato subito l’occasione della Salernitana in Serie A e ho iniziato la stagione all’inizio partecipando anche al ritiro in cui c’eravamo pochi giocatori. Io mi sono trovato bene e credo ci sia tutto per giocare ai massimi livelli ed esprimersi al massimo. Vecchia società? Non ci è mai mancato niente perché la società ci ha sempre fatto pensare solo a giocare tenendoci lontani da altre situazioni tant’è che ci hanno anche pagati due mesi d’anticipo per farci stare tranquilli e per dimostrarci che la società era solida.A un certo punto pensavamo che la società non ci fosse più e che il passaggio di proprietà non ci sarebbe stato. Con questo gesto ci hanno fatto capire invece che loro c’erano e il campionato sarebbe continuato. Questo ci ha fatto unire ancora di più, ci ha dato coraggio anche fuori dal campo. Ci hanno tenuti lontano da tutti. I dubbi che avevamo ce li toglieva il direttore Fabiani con una chiacchierata”.
Cosa è successo quando avete saputo dell’avvento della nuova società?
“Un sollievo, anche se noi ce l’aspettavamo già. Eravamo tutti molto tranquilli”.
L’importanza di un giocatore come Ribery in squadra
“Un sogno, ogni giorno che lo vedo allenare gli vedo fare cose che non fa nessuno. Ad ogni allenamento imparo sempre cose che mi porterò dietro per tutta la carriera”.
Lotito o qualcuno della vecchia società vi ha salutato dopo l’avvento di Iervolino?
“Quando abbiamo cambiato società non abbiamo sentito nessuno, ci ha dato un saluto il direttore Fabiani“.
Il primo ricordo dopo l’arrivo di Iervolino e Sabatini: cosa ti ha sorpreso maggiormente?
“Mi ha sorpreso l’importanza di queste due figure. Non pensavamo che sarebbe arrivato qualcuno di così potente. Sabatini è uno che di calcio ne mastica e ne sa tanto, una persona incredibile sotto tutti i punti di vista. Un colpo grosso”.
Obiettivo salvezza?
“Ora con l’arrivo dei nuovi il livello si è alzato tanto e io ci credo, noi ci crediamo. Con i punti siamo lì e secondo me possiamo fare davvero un’impresa. Io li vedo tutti convinti, compresi mister e giocatori nuovi. L’obiettivo salvezza è la prima cosa di cui si sono convinti quando sono arrivati”.
L’immagine più bella di Salerno che mi viene in mente?
“La curva è la più grande immagine, la quarta tifoseria in Italia. Quando giochiamo in casa è veramente incredibile, è la cosa più bella che c’è. Durante la partita poi è davvero pazzesco”.